Carlo Didimi

(1798-1852)

Treia, (MC) ITalia

Ei la folla devota
Fende e non guarda, e il guardo fisso e immoto
Nei compagni ha rivolto. Ecco ei si ferma.
Siedono intorno. A lui
Sotto l’ombra de’ pini e degli allori
Fremendo intorno il giovinetto stuolo
Gli occhi vòlti sospende, e, come un fiume,
Su la gloria di lui l’anime versa.
Ei la sacra corona
Sente su l’alma: ei già del proprio fato
E della vita il pondo
Lieto dimentica, e pensando a l’opre
Che l’attendon di nuovo, arde e s’adira,
E freme e spia le mosse
De’ compagni con gli occhi,
E già tentenna il capo. Oh vincitore!
Oh forte! oh inclito giovane! a che fia
Paragonato il tuo valor? Qual pregio
Qual guidardon ti fia dato per esso?

A un giocatore nel pallone

GIacomo Leopardi 

1821

All’armi, all’armi: e voi,
Tetrarchi d’Ausonia, udite, e il nuovo
Campion lodate. Omero
Sorge a cantar di lui;
E del felice atleta i carmi suoi
Vincer non ponno il tempo. Io già lo scorgo,
Io già le voci ascolto
Del popol che l’onora.
Ecco il vincitore! Orgli sul capo
Sovra il crin polveroso a paro a paro
Ecco splendere i serto
E l’alloro e la quercia.
Egli s’avanza; e le bell’armi e i muscoli
E i nervi e il petto in lui mirar si gode.
Gode il guardo la vasta
Gola, il volto feroce,
La tremenda postura.

Leopardi scrisse la canzone “A un vincitore nel pallone” nel 1821 proprio in onore di Carlo Didimi, prendendolo come simbolo della gloria sportiva del tempo. Tuttavia, il poeta usò un tono ironico e critico: mentre esaltava le doti atletiche di Didimi, metteva in luce la decadenza culturale e morale dell’Italia, sottolineando come il paese onorasse un campione di uno sport invece di veri eroi e pensatori. Didimi era noto per la sua forza fisica straordinaria, la potenza dei suoi colpi e la capacità di dominare il gioco con agilità e strategia. La sua fama andava ben oltre la sua città natale e le sue vittorie lo resero una sorta di leggenda locale. Oggi, Treia celebra ancora il pallone col bracciale e la figura di Carlo Didimi, organizzando tornei e rievocazioni storiche nel suo onore. Quindi, mentre per i contemporanei era un eroe sportivo, per Leopardi la sua figura rappresentava il simbolo di una società che premiava imprese effimere invece di grandi valori intellettuali e morali.